È passato un mese dall’inizio del progetto “La Via dei Papi”. Il programma di preparazione è in fase di stesura e a partire da gennaio inizierà l’attività di preparazione fisica al cammino. Oggi voglio soffermarmi su un aspetto su cui mi sono trovato a riflettere all’interno dei numerosi gruppi dedicati alla “Via Francigena” ed al “Cammino di Santiago” presenti su Facebook.
Il cammino va fatto esclusivamente a piedi o si può fare anche in bicicletta? E se lo faccio in bicicletta è un effettivo pellegrinaggio o vado semplicemente a fare una “scampagnata”?
La domanda non è assolutamente banale, e va a toccare un punto che molti di coloro che hanno fatto un cammino, come quello di Santiago o quello di Sant’Antonio, tengono molto a cuore.
Ho notato che molti evocano le origini del cammino, per sostenere che si tratta di un vero cammino di fede solo se lo si compie a piedi. In effetti durante il Medioevo, il pellegrino che partiva da casa, aveva a disposizione un bastone ed un mantello. Nella gran parte dei casi faceva testamento, perché il percorso era non solo lungo, ma molto pericoloso. Il pellegrinaggio partiva fin dalla soglia di casa, e terminava solo quando si sarebbe ritornati ad essa.
Oggi le cose sono diverse. Siamo dotati di smartphone in grado di mantenerci in contatto con il mondo, in grado di accompagnarci con la nostra musica preferita, in grado di intrattenerci con video, film, streaming, ecc… e ci garantiscono volendo addirittura un costante collegamento internet. Molti pellegrini raggiungono il punto di partenza con autobus, treni o in auto, e non sono certo costretti a fare testamento prima di partire, sicuri che lungo la via non solo godranno di sicurezza ma anche di assistenza medica.
Credo quindi che il punto di vista corretto sia innanzi tutto domandarsi il perché compiere il pellegrinaggio, e soprattutto cosa il pellegrinaggio debba lasciarci dentro.
Certo chi come coloro che percorrono il Cammino di Santiago de Compostela, compiere 700 / 800 km a piedi, non può essere certo paragonato a chi copre la stessa distanza in bicicletta. Lo sforzo fisico è sicuramente differente. Però non credo che ci si metta in viaggio per dimostrare a se stessi di essere in grado di compiere in un numero preciso di giorni il cammino.
Personalmente credo che il cammino sia prima di tutto interiore. Il camminare per un periodo così lungo (di solito un mese intero), implica vivere la dimensione dello spazio che ci circonda ad una velocità a cui non siamo abituati, una velocità che permette alla nostra mente di aprire le porte all’introspezione, alla riflessione e perché no alla meditazione.
Il cammino offre quindi un’opportunità unica, quella di ritrovarsi in sé stessi, di riappropriarsi di una dimensione spirituale, che non significa per forza debba avere una connotazione religiosa. Come mi sono soffermato nel post del 12 ottobre, il cammino ci permette di vivere appieno ciò che insegna la mindfulness, e cioè cogliere il momento presente, senza pensare al passato o al futuro, vivendone fino in fondo il significato.
A questo punto la domanda che mi pongo e che ti pongo. Tutto questo è possibile farlo andando in biciciletta? La risposta è sì.
Se si chiede, come mi è capitato, a coloro che vivono l’esperienza della Via Claudia Augusta, che dal Danubio porta all’antica Altino, l’esperienza fatta in bicicletta è estremamente simile. Certo non stiamo parlando di partecipare ad una competizione ciclistica come il Giro d’Italia. L’esperienza della bicicletta è vissuta come un mezzo per poter fruire del paesaggio circostante, un mezzo che offrendo l’indubbio vantaggio di poter coprire una distanza maggiore permette di potersi fermare ad ammirare il paesaggio, imprimerlo nella propria mente e farlo proprio.
Certo questo non significa che camminando non si possa vivere la medesima esperienza. Anzi credo che ognuno debba trovare la propria tabella di marcia, e se un giorno non si hanno le forze o semplicemente si ha il piacere di fermarsi in un luogo per noi significativo è giusto farlo.
Purtroppo però non siamo pellegrini del Medioevo, ma uomini del mondo contemporaneo, e se avere 30 giorni di ferie è già un lusso, non è detto che purtroppo sempre si possa fare il cammino in più tempo.
La mia preparazione per percorrere il cammino de “La Via dei Papi”, come raccontavo lo scorso 5 ottobre, è iniziata, e sta prevedendo in alcuni casi anche l’uso della bicicletta, del resto l’importante è preparare il nostro fisico, la modalità è a nostra scelta, la decidiamo noi…
Sia che si compia tutto il tragitto o alcuni tratti in bicicletta, sia che si effettui il cammino esclusivamente a piedi, credo che ognuno di noi proprio per la natura stessa del cammino, debba trovare il mezzo che li consenta di ritrovare quella dimensione spirituale in grado di donarli l’equilibrio che ognuno di noi cerca.
Compiere il cammino non è una gara a chi arriva prima, è sì una sfida, ma a noi stessi, una sfida alla nostra mente (come ne ho parlato nel post dedicato alla mindfulness).
Poi qualcuno come capita bara e arriva prima, o magari compie solo gli ultimi cento chilometri e ottiene lo stesso ad esempio la “Compostela” una volta arrivato a Santiago. Al momento “La Via dei Papi” non prevede un certificato, è tutto all’inizio, poco importa… sicuramente avere un certificato è gratificante ed importante, ma non è certo per quello che si compie un pellegrinaggio.